Geometrie e colori sono per così dire le parole chiavi della pittura di Massimo Gandolfi. Geometrie vagamente tribali che occupano la spazio precario della tela sino a farne vibrare i colori. Come ad esprimere, forse, una particolare tensione tra il mostrarsi e il nascondersi... Una tensione originaria quanto la rimozione freudiana e che il bagaglio analitico dell'artista, evidentemente, ha permesso di trasformare in fonte di ispirazione.
In una epoca in cui l'arte sembra avere esaurito stili e significati, Gandolfi riscopre le virtù della tensione, del tocco per approdare a quel che Jean Oury chiamava « élan retenu ». Per questo egli predilige l'astrattismo. Per questo le sue tele, come la musica, non parlano ma emozionano.
Antoine Fratini
Vice Presidente dell'Associazione Psicoanalisti Europei